Dal quiz ai controlli ai privati: è muro
di Giulia Bonezzi – Dal Giorno, ed. Milano, del 25 ottobre 2018

Via il «quizzone» per i direttori degli ospedali e delle Ats, via il controllo regionale sui bilanci dei privati che erogano il 40% della sanità pubblica lombarda; e via libera a cinque anni di proroga «sperimentale» della «intramoenia allargata». La riforma della riforma della sanità lombarda (iniziata nell’ estate 2015 e al momento approvata per tre quarti, uno dei quali impugnato dall’ ex Governo) lascia la Commissione Sanità per approdare all’ aula del Pirellone nella versione sostanziale della Giunta. Quella che la maggioranza considera una necessaria correzione in itinere appare invece una controriforma alle opposizioni, che si vedono respingere, appunto a colpi di maggioranza, tutti gli emedamenti sui tre grossi terreni di scontro. Così, salvo sorprese in consiglio, sparirà dalla legge lombarda anche la possibilità di una prova scritta e anonima (che nel 2015 silurò metà dei titolari), già non sfruttata nel bando per selezionare a fine anno i 40 dg di Ats, Asst, Irccs e Areu (secondo la Direzione Welfare la esclude, non citandola, la riforma Madìa). E i bilanci delle «strutture private convenzionate» non saranno più «soggetti al controllo della Giunta regionale». «Capisco la volontà di togliersi questa responsabilità, ma non vi faremo sconti», promette il consigliere dem Samuele Astuti, ricordando che la disposizione fu introdotta all’ esplosione delle inchieste sui dissesti della Maugeri e del San Raffaele. «È un passo indietro persino rispetto a Formigoni e a Maroni», affonda Gianni Girelli, motivando il «no deciso» del Pd. Non soddisfa l’ opposizione il tentativo di mediazione del presidente della commissione, Emanuele Monti della Lega, sulla maxideroga di cinque anni all’ intramoenia allargata, cioè alla possibilità, per i medici del servizio pubblico, di visitare nei propri studi i pazienti seguiti a pagamento attraverso il loro ospedale, cui devono riconoscere una percentuale. Contestata da 5Stelle, dem, civici e radicali anche alla luce dei finanziamenti dati agli ospedali per creare gli spazi per le visite, delle poche strutture che dichiarano di non averne, e di diverse indagini di Gdf e magistratura sugli abusi di questa prassi. Monti ha presentato un emendamento in cui la deroga resta, «nel rispetto della normativa vigente e delle linee guida che dovranno disciplinare idonei criteri ai fini della trasparenza delle agende e della tracciabilità dei pagamenti». «Che senso ha rimandare a qualcosa che è già previsto – ribatte il pentastellato Gregorio Mammì – se non si introducono criteri più stringenti?» «IL NOSTRO – chiosa Michele Usuelli di +Europa – è stato un monologo nei confronti di una maggioranza priva di qualsiasi propensione all’ ascolto, con le lodevoli eccezioni dei consiglieri Beccalossi (gruppo misto, che si è astenuta sui bilanci, ndr) e Mariani (della Lega, astenuto sul quizzone). Ci auguriamo che in aula si possa assistere a un vero confronto nel merito». Il match è previsto il 20 novembre.